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TERAMO – La tensione all’interno del carcere di Castrogno è arrivata a un livello di guardia. Aggressioni a medici, infermieri e agenti penitenziari hanno riportato in primo piano una questione che da anni viene denunciata ma mai risolta: l’assenza di un sistema sanitario realmente funzionante dietro le sbarre.

Per fronteggiare un’emergenza che rischia di sfuggire di mano, la Garante regionale per i detenuti, Monia Scalera, ha convocato un vertice straordinario mercoledì 17 settembre a Pescara. Attorno allo stesso tavolo siederanno rappresentanti di Regione, Asl, magistratura di sorveglianza, amministrazione penitenziaria, sindacati della polizia penitenziaria e istituzioni locali.

Al centro della riunione non ci sarà solo la sicurezza del personale, ma soprattutto la questione più spinosa: la tutela del diritto alla salute per chi vive in carcere. «Una sanità penitenziaria carente – avverte Scalera – non è solo un problema di diritti, ma anche una miccia che alimenta conflitti, violenze e malcontento. Ignorare questa emergenza significa mettere a rischio tutti, dentro e fuori le mura».

La Garante spinge per un cambio di rotta immediato: basta con soluzioni tampone e interventi d’urgenza che non scalfiscono le cause profonde del problema. La richiesta è chiara: scelte politiche nette e strutturali, per garantire cure tempestive ai detenuti e restituire sicurezza a chi lavora in prima linea.

Il vertice del 17 settembre, spiega Scalera, dovrà essere non solo una risposta all’attuale emergenza, ma anche il primo passo verso un ripensamento complessivo del modello di sanità penitenziaria in Abruzzo. «Una società sicura e giusta – conclude – si costruisce anche attraverso la difesa dei diritti dei più fragili. È da qui che occorre ripartire».
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